Storie di malattia al femminile - Trame formazione
12 marzo 2019, scritto da Francesca Memini
categoria: Letture
condividi
  • condividi via LinkedIn
  • condividi via Google Plus

Storie di malattia e medicina al femminile

Qual è il ruolo del genere nella salute e nella medicina. Alcune riflessioni, leggendo il libro Stories of Illness and Healing. Women write their bodies
La festa della donna è passata da qualche giorno, ma è già da qualche settimana che mi sto documentando sul tema della differenza di genere in medicina, per un articolo in consegna. In questa ricerca ho riscoperto nella mia libreria un libro, si intitola “Stories of Illness and Healing. Women write their bodies” di Sayantani Das Gupta e Marsha Hurst, una raccolta di storie di malattia e di medicina al femminile. Nell'introduzione, le curatrici spiegano perché è importante scrivere e leggere storie di donne in medicina (senza per altro sorvolare su alcune criticità). 
All’interno di questo libro ho trovato un concetto che mi ha colpito:
 “nella tradizione occidentale di dualismo cartesiano, l’intelletto è stato associato al maschile, mentre il corpo, con le sue fragilità, malattie e disabilità, è stato associato al femminile […]. E anche se oggi il medico ‘macho’ può essere una donna e il paziente ‘fragile’ un uomo, permane questa costruzione della salute e della malattia legata al genere”.

Che cos’è il genere, innanzitutto.  Riprendo questa definizione, trovata su un vecchio numero dell’AMA Journal of Ethics:
“Il sesso si riferisce alle differenze biologiche tra maschi e femmine. Il genere al continuum di complesse autopercezione psicosociali, atteggiamenti, aspettative che le persone hanno riguardo ai membri dei due sessi” 
L’OMS definisce il genere (gender) come riferito “alle caratteristiche socialmente costruite di donne e uomini – ad esempio le regole, i ruolo e le relazioni di e tra gruppi di uomini e donne. Queste sono diverse da società a società e possono cambiare nel tempo”.
Si parla quindi non delle differenze genetiche, ma di costruzione di significati. In questo senso l’affermazione delle autrici diventa più chiara: il corpo con la sua fragilità (ma anche le emozioni) è femminile; la mente è forte, quindi maschile.  In una società patriarcale, questo sistema di significati può facilmente diventare un sistema di controllo delle dinamiche di potere: essere fragili significa essere bisognosi di protezione. Le donne e i malati, sono bisognosi di protezione e devono abdicare alla propria autonomia, al proprio potere, per poter essere sostenuti da chi è più forte. 
Mi domando: è possibile utilizzare questo accostamento di significati (fragilità-femminile) per ribaltare il punto di vista e promuovere una visione più fuzzy che dicotomica? La malattia, nella nostra cultura, mette anche gli uomini, magari anche i medici, nei panni delle donne?  
E mi domando ancora: in che modo questa rappresentazione del corpo come intrinsecamente femminile ha limitato l’esperienza del corpo (e delle emozioni, delle fragilità) negli uomini?

Narrazioni e giustizia sociale

Mi piace pensare che le narrazioni, la medicina narrativa, la ricerca narrativa possano avere un ruolo nel ridurre le ingiustizie sociali in medicina, perché le narrazioni sono rispettose della complessità.  "Ascoltare le singole voci delle donne significa riconoscere la varietà delle loro esperienze, per andare oltre a categorie limitate e definite in termini strettamente medici”, scrivono le autrici.
Ecco, togliete “delle donne” e potete estendere a tutte quelle categorie che non sono adeguatamente rappresentate da narrazioni stereotipate o etichette limitanti.  È una questione di potere e di giustizia sociale, perché chi le definisce, quelle etichette, è chi ha potere.
La donna, come il malato o il disabile, si trova (spesso) in un contesto culturale di oppressione, e non sempre ne è consapevole.

Rita Charon individua il close reading come strumento chiave della Medicina Narrativa per rimettere in discussione le gerarchie di potere:
 “ la medicina narrativa è impegnata in primo luogo a garantire una cura giusta ed efficace. Non serve ripetere qui le prove che la salute è legata a ineguaglianze, razzismo, sessismo e altre forme di ingiustizia. […] La creazione della Medicina narrativa è stata fin dagli esordi uno sforzo per portare l’eguaglianza nell’ambito della salute – trasversale alla classe, al genere, all’etnia, alle preferenze sessuali e allo stato di salute. Vediamo il close reading come strumento cruciale nella ricerca della giustizia nella salute. La capacità di immaginare le situazioni degli altri è il preludio per agire per loro e per sviluppare l’atteggiamento ricettivo di testimonianza umile e rispettosa. Al suo meglio, questo è quello che il close reading fa.”

Provate a immaginare il punto di vista dell’altro - che sia donna, malato, bambino, anziano o qualsiasi “altro” possiamo incontrare – è la lezione da tenere in mente. Senza renderlo un oggetto, senza proiezioni, senza pretendere di esaurirne la radicale differenza, ma onorandola.

Bibliografia

  • Sayantani DasGupta and Marsha Hurst. Stories of Illness and Healing: Women Write Their Bodies. Kent State University Press, 2007
  • Rita Charon, Sayantani DasGupta, Nellie Hermann, Craig Irvine, Eric R. Marcus, Edgar Rivera Colón, Danielle Spencer, Maura Spiegel, The Principles and Practice of Narrative Medicine, Oxford University Press, 2016


Nota
Le traduzioni dei testi sono mie e non sono bellissime, riporto di seguito i testi originali e accetto consigli per traduzioni migliori :)

"...in the Western tradition of Cartesian dualism, the intellect has been primarly associated with masculine, while the body, with its frailties, illnessess and disabilities, has been associated with the feminine […] And even thought today the “macho” physician may be a woman and the “weak” patient may happen to be a man, these gendered constructions of health and illness remain".

"...narrative medicine is committed first to just and effective healthcare. I need not rehearse here the evidence that ill health is tied to inequality, racism, sexism, and other injustices. I need not detail the forms of trauma, violence toward persons, state violence, corporate or personal greed, and deprivation that are the root causes of much of the world’s suffering and disease. Our creation of narrative medicine was from its start an effort to bring equality to healthcare—across class, gender, ethnicity, sexual preference, and health status lines. We see close reading as a critical tool in seeking healthcare justice. The capacity to imagine the situations of others is prelude to acting on their behalf and to developing the receptive stance of the respectful and humble witness. At its best, this is what close reading does”.